Le immagini delle corsie durante l'epidemia della Spagnola sono veramente terrificanti e per fortuna non si sono così ripresentate durante l'epidemia da Covid-19 anche se l'ospedalizzazione ha creato situazioni preoccupanti: il 4 aprile 2020 infatti si sono raggiunti i 33.004 ricoverati per Covid-19, il 23 novembre furono 38.507 e il 3 aprile 2021, esattamente un anno dopo l'uguale frequenza del primo picco, 33.080 ricoverati. Queste sono le prevalenze massime raggiunte durante il corso dell'epidemia sino al 30 luglio 2021 in cui si sono registrate 7.807.997 giornate di degenza.

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Dal 28 giugno, nell'ultimo mese di luglio, le prevalenze ospedaliere sono aumentate e alcuni commentatori hanno erroneamente interpretato come se fosse anche aumentata la percentuale di ricoverati tra i nuovi contagiati equivocando sulla differenza tra incidenza e prevalenza.

È opportuno forse ricordare che i casi incidenti sono gli ingressi giornalieri in ospedale mentre i casi prevalenti sono i soggetti contemporaneamente ricoverati ogni giorno in ospedale. Il rapporto tra incidenza e prevalenza è determinato dalla durata media del ricovero. Utilizzando i dati pubblicati da Epicentro (Istituto Superiore di Sanità) risulta che dal 1° gennaio 2021 al 15 luglio 2021 ci sono stati 174.179 ricoveri e nello stesso periodo le giornate di degenza, ricavabili dai dati pubblicati dalla Protezioni Civile, sono state 3.656.230, e quindi mediamente 21 giornate per ogni ricovero.

Vi sono anche altri possibili modi per stimare la durata media dei ricoveri, che può ad esempio essere ottenuta con i soli dati resi disponibili ogni giorno dalla Protezione Civile confrontando l'andamento delle prevalenze ospedaliere e delle incidenze dei contagi, come mostrano i due grafici seguenti:

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La distanza tra i massimi dell'incidenza dei positivi (14/3/21) e della prevalenza ospedaliera (4/4/21) è di 20 giorni simile alla distanza tra i minimi dell'incidenza dei positivi (28/6/21) e della prevalenza ospedaliera (17/7/21) che risulta di 21 giorni.

Se si considerano i dati di incidenza di ricoveri (fonte Epicentro) e di prevalenza di ricoveri (fonte Protezione Civile) e si dividono questi per la stima della durata dei ricoveri (21 giorni) si ottiene il primo dei grafici seguenti e se la prevalenza la si pospone per metà della durata della degenza si ottiene il secondo grafico dove le due curve si sovrappongono.

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Possiamo quindi approssimativamente dire che l'incidenza di ricoveri può essere stimata partendo dalla prevalenza, dividendola per la durata media dei ricoveri ed anticipando della metà dei giorni la data di riferimento. Così facendo possiamo stimare la percentuale di nuovi positivi che accede in ospedale e questo riportato nel grafico è il risultato dal 20 giugno al 10 luglio 2021 ottenuto con i due diversi procedimenti. Oltre questa data, usando per la stima i dati di prevalenza ospedaliera, non si può andare in quanto i dati di incidenza non si sono ancora del tutto accumulati nelle prevalenze disponibili.

La tabella seguente riporta i calcoli necessari per ottenere la stima della percentuale di positivi ricoverati sia partendo dalla prevalenza comunicata giornalmente dalla Protezione Civile sia utilizzando i dati pubblicati da Epicentro.

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Quindi, leggendo il grafico della prevalenza di ricoveri in cui si osserva un chiaro incremento, non ci si deve equivocare pensando che aumenti invece la percentuale di contagiati che viene ricoverata! Aumentano i ricoveri solo perché aumentano i contagiati mentre la percentuale di ricovero sta diminuendo.

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La stessa cosa la si può intravedere nel grafico a fianco rapportando la prevalenza dei ricoveri alla prevalenza dei contagi, da cui si ricava che la prima decresce rispetto alla seconda.

La stessa diminuzione la si può ancor meglio vedere analizzando i soli ricoveri in terapia intensiva per i quali fortunatamente la Protezione Civile fornisce quotidianamente sia l'incidenza che la prevalenza.

Se si considerasse separatamente l'andamento degli ingressi in terapia intensiva si potrebbe concludere con la crescita della gravità dell'epidemia, e se poi si osservasse anche il trend della prevalenza dei ricoveri in terapia intensiva ci si potrebbe illudere della conferma dell'impressione precedente.

Ma ciò che aumenta sono solo le frequenze dei contagi mentre diminuisce la percentuale dei ricoverati in terapia intensiva tra i contagiati e diminuisce pure la percentuale dei ricoverati in terapia intensiva tra tutti i ricoverati per patologie dovute al Covid-19.

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Quali riflessioni conclusive si possono allora trarre? innanzitutto che bisogna porre molta attenzione a non interpretare i dati di ricovero senza chiedersi se siano dati di incidenza o di prevalenza. Poi che è scorretto valutare il trend dei ricoveri prescindendo dal trend dei contagiati: la dinamica dell'epidemia è determinata dal numero di persone che contraggono il virus e poi eventualmente la gravità del contagio è specificato dalla percentuale di positivi che vengono ricoverati.

Chi si preoccupa della salute della comunità deve leggere innanzitutto l'incidenza dei contagi unitamente all'incidenza dei ricoverati; queste due misure dicono quel è la misura dell'epidemia e qual è la gravità delle malattie prodotte dal virus.

Chi invece si preoccupa maggiormente dell'assetto delle risorse sanitarie, e di quelle ospedaliere in particolare, avrà maggiore attenzione per l'occupazione dei posti letto nei reparti di medicina e in quelli di terapia intensiva.

La scelta del Governo di adottare degli indicatori di occupazione dei posti letto invece che di incidenza dei contagi fa pensare che ci sia più preoccupazione della sostenibilità dell'offerta ospedaliera che della salute della comunità.

Si osservi in particolare che un parametro di occupazione di posti letto è probabile che superi una determinata soglia molti giorni dopo che è stata superata l'analoga soglia dell'incidenza di contagi. Ugualmente se si predispongono delle misure di contenimento alla diffusione dei contagi il loro effetto lo si potrà vedere molto prima valutando i parametri dell'incidenza dei contagi che quelli della prevalenza dei ricoveri.

Quindi, in definitiva, è opportuno che si predispongano tutti gli indicatori disponibili, sia quelli di incidenza che quelli di prevalenza, sia quelli di contagio che quelli di assistenza e di letalità, ma si consideri che ai fini della determinazione delle misure di contenimento l'indicatore più sensibile e più tempestivo rimane  l'indicatore di accelerazione della velocità di espansione dell'epidemia, cioè l'indicatore di Replicazione Diagnostica, l'RDt, che purtroppo attualmente poche istituzioni adottano.

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