Nell’ultimo periodo, gli infortuni sul lavoro sono saliti alla ribalta della cronaca, segno di una maggiore attenzione da parte dei media e della popolazione. Al clamore mediatico, si associano notizie spesso discordanti sul numero di infortuni e sul loro andamento nel tempo, inducendo disinformazione e disorientamento anche tra coloro che, a vario titolo, sono coinvolti nella tutela della sicurezza e della salute sul lavoro. Come può il sistema pubblico della prevenzione modificare e riprogrammare le proprie attività sulla base degli infortuni accaduti? Questo contributo propone una riflessione critica sulle informazioni disponibili nei flussi informativi utili a individuare priorità d’intervento, monitorare le azioni intraprese e valutare i risultati raggiunti dai piani di prevenzione di Regioni e ASL.

La pandemia nei luoghi di lavoro: è possibile trascurarne l’impatto nei flussi informativi correnti?

Dal 2020, anche gli ambienti di lavoro sono stati travolti dalla pandemia di COVID-19, ma non è facile descrivere quanto sia effettivamente successo. In letteratura sono disponibili diversi approfondimenti sull’argomento; si veda, per esempio, l’articolo di Marinaccio et al pubblicato su E&P nel 2021.1 Qui si riporta una breve sintesi utilizzando fonti aggiornate periodicamente.2

Inail considera i casi di malattie infettive e parassitarie – come COVID-19, ma anche AIDS, tubercolosi, malaria, epatiti virali eccetera – come infortuni sul lavoro, equiparando la causa virulenta a quella violenta.3 Nel biennio 2020-2021, sono stati denunciati a Inail quasi 200.000 infortuni per COVID-19, tre quarti relativi al 2020 e il rimanente quarto al 2021... Accedi per continuare la lettura

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