Riassunto

Il “progetto Michelangelo” è nato dall’esigenza di rallentare la diffusione dei contagi da SARS-CoV-2 e alleggerire il carico a livello ospedaliero. Inizialmente, la maggior parte degli ospiti dell’hotel Michelangelo di Milano erano pazienti dimessi dagli ospedali con test molecolare ancora positivo che non avevano la possibilità di restare in isolamento domiciliare.
Ben presto, però, il progetto è stato esteso e circa un ospite su quattro era un adulto/nucleo familiare in condizioni di grave disagio economico o sociale o una persona senza fissa dimora. Inoltre, la maggior parte degli ospiti era di nazionalità non italiana: persone che, a causa di barriere linguistiche, legali, culturali e sociali, hanno trovato maggiore difficoltà ad avere un rapido accesso ai servizi sanitari.
Il “progetto Michelangelo” non ha solo contribuito a ridurre il sovraffollamento degli ospedali, ma è stato di supporto ai servizi rivolti al contrasto della grave marginalità.

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Abstract

The ‘Michelangelo project’ was born from the need to slow down the spread of SARS-CoV-2 infections and to relieve overcrowding hospitals. Indeed, SARS-CoV-2 positive people without severe symptoms or discharged patients still positive to molecular test who did not have the possibility to remain in home isolation represented most of the guests of the hotel Michelangelo in Milan (Lombardy Region, Northern Italy).
However, the project was extended and one guest out of four was an adult/family with economic or social difficulties or a homeless. Furthermore, most of the guests were of foreign nationality: people who, due to language, legal, cultural, and social barriers, found more difficulties to have rapid access to health services.
The ‘Michelangelo project’ was not limited to relieve overcrowding hospitals, it was also a source of support for services aimed to fight severe marginality.

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