But what I’m being impressed by is that this is really a comprehensive thing that has multiple components to it. (...) So I hope that if everyone does their job, we’re going to be able to give you a number and say, “You know, we’ve seen that inflection and we’re coming down”.
Anthony Fauci, March 17, 2020

Solo di recente nella discussione pubblica italiana si è cominciato a comprendere che la complessità della pandemia esige flessibilità di pensiero e di comportamenti a ogni passo. Infatti, e pur con talune notabili eccezioni, il tono comunicativo nei confronti dei cittadini è stato sovente caratterizzato da improvvide mosse nell’identificare come decisivi momenti dell’emergenza rivelatisi poi parziali e non risolutivi, nell’azzardare previsioni poi risultate fallaci, nell’anticipare audaci e troppo rapide vie d’uscita dalla crisi. E ciò benché alcuni autorevoli e lungimiranti esperti, come Anthony Fauci, avessero tempestivamente e correttamente dipinto la pandemia come un insieme complesso di variabili interconnesse e dinamiche, caratterizzato da un’essenziale incertezza, da evoluzioni più monitorabili che controllabili, e dunque dall’esigenza di strategie di “navigazione” diversificate e agili.1
L’incertezza propria della pandemia, infatti, è ciò che il filosofo della scienza francese Jean-Pierre Dupuy ha chiamato “incertezza radicale”. Tale incertezza non si configura come un’insufficiente conoscenza dei fenomeni indagati (incertezza epistemica), ma è piuttosto la mancanza stessa della realtà da esplorare, che viene in essere e diventa conoscibile con l’evolvere di condizioni che si realizzano mentre noi stessi contribuiamo al loro inveramento con i nostri comportamenti. Nel primo caso, i fatti sono dati, ma non li conosciamo a sufficienza; nel secondo, i fatti si cogenerano mentre li osserviamo e interveniamo. L’intrinseca non separabilità tra osservatore e sistema osservato è ciò che caratterizza tale incertezza.2
La comunicazione istituzionale della complessità e delle incertezze della pandemia dovrebbe essere fondamentale per una “lunga navigazione” civica nell’emergenza e nelle sue inevitabili code, per favorire la consapevolezza degli effetti complessivi che ogni decisione pubblica, ma anche l’aggregato delle azioni individuali, dinamicamente generano. Una simile consapevolezza potrebbe adeguatamente informare e orientare quei comportamenti “responsabili” cui i cittadini vengono costantemente chiamati e richiamati. Non si tratta, infatti, di semplice “buon senso” o “senso comune”, ma della capacità di ragionare e agire in termini complessi – facendo nostro il senso delle regole che dobbiamo sovente implementare in modo autonomo e fiduciario. 
Diversamente, in circostanze che richiedevano trasparenza, sobrietà e accuratezza informativa e formativa (dall’uso delle app fino alle esitazioni a vaccinarsi), istituzioni ed esperti hanno spesso indebitamente l semplificato temi complessi (le metafore belliche al posto di una più profonda riflessione sugli squilibri ecosistemici), l utilizzato termini ambigui o impropri (il rapporto rischi-benefici mescolando dimensioni individuali e collettive), l proposto ai cittadini prospettive paternalisticamente rassicuranti (il bel tempo e l’uscita dalla pandemia).3,4
Veicolare la complessità pandemica significa familiarizzare all’idea che i diversi interventi che si sono susseguiti nel corso della crisi rappresentano le tessere di un puzzle che tutti insieme andiamo componendo. Un puzzle dove ci possono essere tessere di grande importanza (come il programma vaccinale), ma in cui è chiaro che nessuna tessera da sola basta a portare a termine l’opera. L’accettazione dell’incertezza, il senso di progressione dei passi compiuti e la necessità di un’attenzione costante ai comportamenti rappresentano lo sfondo generale che deve accompagnare il percorso collettivo.
Alcuni esempi possono aiutare a trasmettere il senso di una comunicazione secondo complessità. 

Complessità causali

Un primo esempio riguarda le complessità causali nella lettura dei fenomeni, come le relazioni tra misure di lockdown e programma vaccinale. Dopo l’iniziale e devastante esordio nella gestione della prima ondata, nell’aprile 2021 il governo britannico ha saputo portare, per primo in Europa, i propri cittadini in una situazione di potenziale ritorno alla quasi-normalità. In un messaggio alla popolazione del 13 aprile scorso, Boris Johnson aveva correttamente ricordato che la riduzione di infezioni, ospedalizzazioni e morti in Gran Bretagna era stata in gran parte l’esito del lockdown e non soltanto della campagna vaccinale.5 Forse per la consapevolezza maturata nel periodo precedente, il premier voleva sottolineare che sarebbe stato rischioso attribuire il successo alla sola efficacia causale dei vaccini, con il rischio che un alleggerimento delle restrizioni potesse determinare un nuovo aumento delle infezioni. Benché l’NHS inglese e l’Università di Manchester, con dati provenienti da uno studio su oltre 170.000 individui vaccinati con Pfizer, avessero prontamente mostrato le evidenze a favore del successo delle vaccinazioni – che però rivelavano al tempo stesso l’incisività delle misure di contenimento6 – l’invito a pensare in termini di “complessità causale” rappresentava un messaggio civico importante. La chiarificazione delle sinergie tra lockdown e vaccinazioni da un lato e discesa della curva pandemica dall’altro, infatti, non ha solo suggerito un’interpretazione realistica dei dati, ma si è tradotta in un richiamo alle pratiche epistemiche e civiche più adeguate durante e dopo la conclusione del (primo) programma vaccinale. Un riferimento esclusivo al successo vaccinale – se pur volto a debellare le esitazioni verso il vaccino prospettando la fine dell’emergenza – avrebbe rischiato di allentare l’attenzione. Questo richiamo alla vigilanza, peraltro, si è poi rivelato utile quando la variante Delta7 ha reso necessario sia ridurre i tempi delle seconde dosi sia riadottare prontamente comportamenti prudenziali. 
Un primo suggerimento di buone pratiche istituzionali, quindi, può consistere nel capire che comunicare la complessità causale “paga”, vale a dire spinge i cittadini a pensare in modi più articolati.

Comunicare l'incertezza (per davvero)

Un secondo esempio riguarda la comunicazione dell’incertezza, in particolare rispetto a quanto accaduto con le reazioni avverse potenzialmente connesse ai vaccini. I commenti che hanno accompagnato, tra marzo e aprile 2021, prima le sospensioni di AstraZeneca in Europa e poi quella di Johnson & Johnson (J&J) negli Stati Uniti – se pure, con le parole dell’FDA, per una “abbondanza di cautela” («out of an abundance of caution»), comuque ritenuta doverosa (in un contesto normativo non orientato al principio di precauzione)8 – hanno invariabilmente puntato al dato quantitativo estremamente basso degli eventi avversi. Ma, anche qui, la tendenza a minimizzare agli occhi dei cittadini fenomeni importanti, che esigono approfondimento e chiarezza, può minare credibilità e fiducia nelle istituzioni. Le analisi di rischio successive, peraltro, hanno indotto a rivedere il dato quantitativo, che ha avuto percentuali in aumento già alla fine di aprile.9 Il Winton Centre for Risk and Evidence Communication di Cambridge, che il 7 aprile aveva pubblicato i grafici dei differenti rapporti tra rischio di evento vaccinale avverso ricollegabile ad AstraZeneca e rischio di contrarre il COVID-19 per fascia di età,10 il 6 maggio aveva aggiornato i calcoli, con indici di rischio di eventi trombotici spesso almeno raddoppiati in tutte le fasce d’età; per esempio, con un incremento del rischio in condizioni di bassa esposizione, che passa nella classe d’età 20-29 anni da 1,1 a 1,9, e nella classe d’età 60-69 anni da 0,2 a 0,8 (figura 1).11 (Successivamente – è doveroso aggiungere – i dati non sono stati più aggiornati, senza che ne sia stata fornita spiegazione: ciò che non corrisponde a una buona pratica comunicativa).

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Anche a fronte di questa conoscenza in progress, il mantra invariabilmente ripetuto è stato quello del rapporto tra rischi e benefici, che è rimasto senz’ombra di “dubbio numerico” a vantaggio dei benefici del non contrarre una forma grave o letale di COVID-19 a fronte di una probabilità molto bassa di sviluppare una reazione avversa dopo il vaccino – secondo l’adagio: «inferiore a quella che un fulmine ci colpisca per strada»: altra pessima metafora. Ma la ratio numerica, tesa a rassenerare i cittadini sulla sicurezza dei vaccini per il timore di un aumento dell’esitazione a vaccinarsi, non deve rappresentare l’unico elemento di discussione pubblica. Benché la determinazione delle relazioni causali o concausali in queste circostanze sia difficile, è importante illustrare adeguatamente, anche in relazione agli sviluppi futuri delle indagini scientifiche e di probabili ripetute campagne vaccinali, la realtà delle incertezze esistenti. 
Peraltro, è apparso immediatamente evidente che ci sono ragioni importanti, segnalate da molti ricercatori, per capire meglio che cosa ci sia dietro alle reazioni avverse alla somministrazione di un vaccino. Come ha osservato Heidi Ledford in un commento su Nature del 16 aprile scorso, una migliore comprensione dei meccanismi sottesi alle induced thrombosis and thrombocytopenia (ITT) può determinare la scelta delle future strade dei vaccini anti-COVID-19, per esempio, preferendo vaccini a mRNA rispetto a vaccini che utilizzano adenovirus. La percentuale reale di individui che hanno manifestato eventi tromboembolici potrebbe essere stata sottostimata e i numeri disponibili non sono ancora tali da far comprendere, per esempio, se il prevalente coinvolgimento di donne di età inferiore a 50 anni rappresenti una coincidenza, puro rumore statistico; se le donne più giovani siano più vulnerabili; se esistano altri fattori di rischio non ancora identificati e ulteriori categorie esposte. E sono numerosi gli scienziati che hanno lamentato la scarsità dei dati resi pubblici dalle autorità regolatorie europee ai fini di analisi adeguate.12 
Nel terzo rapporto sulla farmacovigilanza pubblicato a fine aprile 2021,13 l’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha spiegato con grande chiarezza che gli algoritmi utilizzati per determinare le correlazioni tra vaccini e reazioni/eventi avversi – distinguendo tra esistenza individuata (reazione) o pura ipotesi (evento) di un legame causale – non ci dicono nulla sulla causalità reale, ma sono solo indicatori di “forza statistica” della relazione. L’algoritmo utilizzato da AIFA, in particolare, è un algoritmo validato dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), che calcola la forza statistica classificando gli eventi attraverso una griglia semantica sfumata, che muove da «certo» (certain) a «probabile/presumibile» (probable/likely), a «possibile» (possible), a «improbabile» (unlikely) a «condizionale/non-classificato» (conditional/unclassified), fino a «non valutabile/non classificabile» (unassessable/unclassifiable). Nel documento dell’Uppsala Monitoring Centre dell’OMS che spiega il funzionamento dell’algoritmo si dichiara apertamente che gli specifici significati attribuiti a ogni definizione sono cruciali e che, di conseguenza, i giudizi individuali possono differire sensibilmente.14
Nel delimitare il senso del proprio lavoro, l’AIFA così precisa: «È importante sottolineare che questo tipo di analisi è indicativa della “forza” statistica della correlazione temporale fra un evento e la somministrazione di un medicinale e non fornisce informazioni dirette sul nesso di causalità, che richiede necessariamente una valutazione clinica dei singoli casi».15 EMA, peraltro, continua il rapporto, «ha raccomandato che l’uso di Vaxzevria durante le campagne di vaccinazione a livello nazionale dovrà tenere conto della situazione pandemica e della disponibilità di vaccini nelle singole nazioni».16
La chiarezza comunicativa di AIFA è esemplare, da una parte, nell’esprimersi con accuratezza e precisione per gli esperti, dall’altra, nel precisare ogni termine per renderlo accessibile anche al lettore non esperto. È un peccato che questa ottima pratica istituzionale non si accompagni poi a un’adeguata diffusione del documento stesso e alla sua immediata reperibilità. Questo problema tocca un aspetto diverso, ma complementare, del dialogo tra istituzioni e cittadini, vale a dire il mantenimento di relazioni dirette e affidabili attraverso i siti web ufficiali – un tema su cui molte istituzioni, italiane ma anche europee, potrebbero imparare molto dallo stile di interazione che le agenzie federali americane intrattengono con i propri cittadini. Il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) è, in tal senso, un modello di insuperata accuratezza e affidabilità. Già da anni, il CDC dedica pagine web puntuali e facilmente fruibili per esplorare nel dettaglio comportamenti comuni, dal lavarsi le mani al confezionare una mascherina all’organizzare una cena in sicurezza, indicando accanto alle linee guida pratiche “la scienza che sta dietro” ai gesti quotidiani (the science behind it). 
Questa accuratezza informativa e formativa, pur operando per generare certezza nell’educare all’azione civica consapevole e competente, non è intimorita dall’incertezza, che viene ugualmente comunicata con pacata sobrietà per trasformare i possibili timori dei cittadini in consapevolezza dei limiti della conoscenza e dell’empowerment che ne deriva, con uno stile molto simile ai messaggi di Fauci alla popolazione. Né è intimorita da inaspettati cambiamenti di dati e risultati, che restano sempre accessibili e rinvenibili nel sito del CDC, e non spariscono con l’aggiornamento delle pagine – una pratica di affidabilità comunicativa che pochissime istituzioni seguono. 
In un certo senso, l’incertezza viene addirittura intenzionalmente pubblicizzata dalle iniziative del CDC, che all’indomani del lancio della campagna vaccinale ha subito reso note le indagini sulle allergie ai vaccini e che, nel pieno successo dei risultati delle vaccinazioni, ha prontamente cominciato a calcolare e diffondere i numeri dei soggetti infettatisi a dispetto del vaccino. In proposito, la policy del CDC nella comunicazione degli studi sulle ospedalizzazioni e i decessi da COVID-19 in soggetti che abbiano completato la vaccinazione è illuminante. Al 14 giugno, su un totale di oltre 144.000.000 di americani vaccinati con due dosi da almeno 15 giorni (ciò che corrisponde alla definizione di fully vaccinated), piu di 10.000 individui si sono infettati, 3.729 sono stati ospedalizzati e 671 sono morti. Pur ribadendo che i vaccini sono necessari e sicuri, il CDC non solo ritiene necessario rendere note tali informazioni ai cittadini, ma anche sottolineare che i numeri delle reinfezioni sono quasi certamente sottostimati.17 Pur esprimendosi a favore dell’allentamento di talune restrizioni,18 quindi, il CDC ha continuato a ritenere essenziale un atteggiamento prudenziale, esprimendo preoccupazione per i recenti comportamenti troppo disinvolti nelle scuole:19 «(...) poiché anche i soggetti completamente vaccinati possono sviluppare la malattia e continuare a diffondere il COVID-19, il CDC raccomanda che tutti continuino a tenere comportamenti quotidiani per proteggere se stessi e gli altri indossando le mascherine, osservando il distanziamento sociale, evitando gli assembramenti e gli spazi scarsamente ventilati, e lavandosi spesso le mani».20
Un secondo suggerimento di buone pratiche istituzionali può, quindi, consistere nel fatto che comunicare l’incertezza e la natura probabilistica delle previsioni “paga”, vale a dire costruisce percorsi di fiducia con i cittadini. Evitare argomenti scomodi, come l’analisi dei casi di infezione post-vaccinale, espone a rischi maggiori; e che utilizzare il termine “immunizzazione” – prassi costante nelle ultime settimane – per riferirsi alla condizione di chi sia pienamente vaccinato induce certezze fallaci e pericolose.
Infine, le incertezze della complessità possono manifestarsi con aspetti apparentemente sconcertanti. Da un lato, nulla sembra cambiare. Le raccomandazioni prudenziali del CDC ai cittadini americani fully vaccinated sembrano suggerire che il programma vaccinale abbia lasciato completamente inalterate le prescrizioni dell’ultimo anno e mezzo, tenendoci ancora inchiodati alle pratiche emergenziali. In realtà, il significato delle precauzioni attuali, mentre il programma vaccinale procede, è diverso, pur manifestandosi con comportamenti che sembrano riflettere il passato. La nostra capacità di avvertire la differenza in gesti apparentemente simili (mascherine, distanziamento, lavaggio delle mani) rappresenta una strategia fondamentale sia per agire in modo corretto sia per mantenere un atteggiamento positivo nel lungo periodo. 
Ma nella complessità vale anche la reciproca: le cose possono cambiare all’improvviso in modo inatteso. Numerosi scienziati britannici hanno espresso la propria incredulità a fronte del più che rapido declino dei dati pandemici inglesi, con una situazione che già a inizio maggio 2021 presentava i numeri preventivamente auspicati per il “ritorno alla normalità” dell’attesisssimo 21 giugno. Anche gli autori di previsioni statistiche pessimistiche, come Neil Ferguson, avevano ammesso la propria sorpresa e stavano muovendo verso modelli di “revisionismo pandemico”.21 Ma, mentre tra sorpresa e cautela molti ricercatori pensavano a riaperture prima del termine,22 la variante Delta ha rapidamente rintuzzato un ottimismo che appariva realistico e le date di riapertura sono state ulteriomente spostate.

Oggi, in Italia

Nel concludere l’andirivieni di dati e previsioni illustrato in questo editoriale, non si può non osservare che in questo momento l’Italia sembra procedere verso prospettive ottimistiche – pur con l’ennesima prova di mancanza di trasparenza e credibilità scientifica e civica sulle vaccinazioni eterologhe e con la sottovalutazione dei cambiamenti improvvisi che la situazione britannica può rapidamente produrre anche nel nostro Paese.
E proprio questa situazione sembra suggerire un’ulteriore indicazione per buone pratiche istituzionali: l’importanza di motivare all’acquisizione di una flessibile e pronta capacità di reagire in situazioni che possono subitaneamente cambiare di segno.
Questo apprendimento individuale, ma anche collettivo, ad adeguare quotidianamente e con consapevole responsabilità comportamenti autorizzati o consigliati dagli organi di regolazione scientifico-istituzionale rappresenta una svolta nella nostra “cultura delle regole” individuali e collettive. Evocando l’espressione “tragedia dei beni comuni” – titolo del saggio in cui, nel 1968, Garrett Hardin indicava l’origine della crisi ecologica nei comportamenti umani predatori e competitivi invece che collaborativi nell’uso delle risorse ambientali condivise23 – un gruppo di ricercatori ha ravvisato nell’individualismo incapace di self-restraint nell’esercizio dei diritti di libertà che caratterizza molte società contemporanee un grave limite cognitivo e comportamentale nella difesa del bene comune e nella lotta alla pandemia. È infatti emerso con crescente evidenza che, nella situazione corrente, gli strumenti di coercizione giuridica risultano spesso obsoleti e inefficaci, mentre appare sempre più rilevante ed efficace l’azione individuale responsabile.24 
Mentre tutti muoviamo immersi in un flusso di eventi in evoluzione, l’apprendimento a mettere in atto comportamenti di volta in volta attenti e adeguati ai contesti concreti, in un dialogo che componga tutte le tessere del nostro complesso puzzle, è la sfida nel rapporto tra istituzioni, scienziati e cittadini che può fare la differenza nella pandemia. 

Conflitti di interesse dichiarati: nessuno.

Bibliografia e note

  1. Fauci A. Transcript 17.03.2020. Disponibile all’indirizzo: https://youtu.be/vvdjqrxSOFk?t= 3146 (ultimo accesso: 25.06.2021).
    Sulla science policy negli Stati Uniti e sul rapporto Fauci-Trump si veda: Forgione F. La strana coppia. Trump, Fauci e la consulenza scientifica negli Stati Uniti prima e dopo l’emergenza COVID-19. Tesi di Master in Comunicazione della Scienza “Franco Prattico”, SISSA, Trieste, a.a. 2019-2020.
  2. Dupuy JP, Grinbaum A. Living with Uncertainty. Techné 2004;8:2. «The difficulty comes from the fact that, in general, any system where the society plays an active role is characterized by the impossibility to dissociate the observed part of the system (‘the sphere of technology’) from the observer (‘society at large’), who himself is influenced by the system and must be viewed as one of its components».
  3. Per un’approfondita analisi dei ruoli degli esperti nel dibattito italiano sulla pandemia: Tavernaro A. La fenomenologia dell’expertise al tempo del COVID-19. Tesi di Master in Comunicazione della Scienza “Franco Prattico”, SISSA, Trieste, a.a 2019-2020.
  4. Gronda R. Di chi è il linguaggio? Disaccordo semantico e competenza scientifica. In: Bistagnino G. (ed). Il disaccordo nella scienza e nella politica. Pisa, Pisa University Press, in press.
  5. Knapton S. Science has proved Boris Johnson wrong – vaccines are reducing deaths and cases. The Telegraph, 14.04.2021. Disponibile all’indirizzo: https://www.telegraph.co.uk/news/2021/04/14/science-proves-boris-johnson-wrong-vaccines-reducing-deaths/?WT.mc_id=e_DM1387731&WT.tsrc=email&etype=Edi_Edi_ New_Reg&utmsource=email&utm_medium=Edi_Edi_New_Reg20210415&utm_campaign=DM1387731 (ultimo accesso: 02.06.2021).
  6. Newey S, Carpani J. 1.3 million vulnerable people yet to take up offer of vaccine in England. The Telegraph 13.04.2021. Disponibile all’indirizzo: https://www.telegraph.co.uk/global-health/science-and-disease/coronavirus-news-lockdown-pubs-restaurants-shops-cases-deaths/ (ultimo accesso: 02.06.2021).
  7. Callaway E. Delta coronavirus variant: scientists brace for impact. Nature News, 22 June 2021, disponibile all’indirizzo: https://www.nature.com/articles/d41586-021-01696-3 (ultimo accesso: 24.06.2021) riporta dati secondo cui Delta è circa il 60% più trasmissibile della variante Alpha (inglese). Le prime evidenze suggeriscono che gli individui infettati da Delta hanno un rischio raddoppiato di essere ospedalizzati rispetto ad Alpha e che Delta è moderatamente resistente ai vaccini, in particolare in caso di prima dose.
  8. Joint CDC and FDA Statement on Johnson & Johnson COVID-19 Vaccine. 13.04.2021.Disponibile all’indirizzo: https://www.fda.gov/news-events/press-announcements/joint-cdc-and-fda-statement-johnson-johnson-covid-19-vaccine (ultimo accesso: 10.05.2021).
  9. Nei rapporti sulle reazioni avverse aggiornati al 06.05.2021, la Medicines & Healthcare products Regulatory Agency (MHRA), in Coronavirus vaccine - weekly summary of Yellow Card reporting, Updated 6 May 2021, riporta, per AstraZeneca «un’incidenza di casi di eventi tromboembolici con livelli bassi di piastrine dopo la prima (o seconda) dose di 10,5 casi per milione di dosi». Disponibile all’indirizzo: https://www.gov.uk/government/publications/coronavirus-covid-19-vaccine-adverse-reactions/coronavirus-vaccine-summary-of-yellow-card-reporting (ultimo accesso: 10.05.2021). Il Centers for Disease Control and Prevention (CDC), in CDC Recommends Use of Johnson & Johnson’s Janssen COVID-19 Vaccine Resume, Updated May 6, 2021, riferisce che, su otto milioni di dosi di J&J/Janssen somministrate negli Stati Uniti, si sono avuti 15 casi di donne che hanno sviluppato la sindrome trombotica con trombocitopenia dopo aver ricevuto il vaccino. Disponibile all’indirizzo: https://www.cdc.gov/coronavirus/2019-ncov/vaccines/safety/JJUpdate.html (ultimo accesso: 10.05.2021).
  10. Winton Centre for Risk and Evidence Communication. News - Communicating the potential benefits and harms of the Astra-Zeneca COVID-19 vaccine. Fino al 5 maggio, disponibile all’indirizzo: https://wintoncentre.maths.cam.ac.uk/news/communicating-potential-benefits-and-harms-astra-zeneca-covid-19-vaccine/ (ultimo accesso: 10.05.2021; il sito non è più disponibile: un altro esempio di cattiva pratica istituzionale).
  11. Winton Centre for Risk and Evidence Communication. News - Latest data from the MHRA on blood clots associated with the Astra Zeneca COVID-19 vaccine. This information is from 6th May 2021 - about data up until 28th April 2021 from the MHRA in the UK. Disponibile all’indirizzo:  https://wintoncentre.maths.cam.ac.uk/news/latest-data-mhra-blood-clots-associated-astra-zeneca-covid-19-vaccine/ (ultimo accesso: 02.06.2021).
  12. Ledford H. COVID vaccines and blood clots: five key questions. Nature 2021;592 (7855):495-96.
  13. Agenzia Italiana del Farmaco. Rapporto sulla Sorveglianza dei vaccini COVID-19. Rapporto numero 3 - Periodo dal 27.12.2020 al 26.03.2021. Roma, AIFA, 2021. Disponibile all’indirizzo: https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1315190/Rapporto_sorveglianza_vaccini_COVID-19_3.pdf (ultimo accesso: 02.06.2021).
  14. The Uppsala Monitoring Centre. The use of the WHO-UMC system for standardised case causality assessment. 5 June 2013, p.1: «It is recognised that the semantics of the definitions are critical and that individual judgements may therefore differ». Disponibile all’indirizzo: https://www.who.int/publications/m/item/WHO-causality-assessment (ultimo accesso: 02.06.2021).
  15. Agenzia Italiana del Farmaco. Rapporto sulla Sorveglianza dei vaccini COVID-19. cit., p.19.
  16. Ivi, p. 20.
  17. Centers for Disease Control and Prevention. COVID-19 Breakthrough Case Investigations and Reporting. Updated June 14, 2021. Disponibile all’indirizzo: https://www.cdc.gov/vaccines/covid-19/health-departments/breakthrough-cases.html (ultimo accesso: 25.06.2021).
  18. Centers for Disease Control and Prevention. Interim Public Health Recommendations for Fully Vaccinated People, Updated May 28, 2021. Disponibile all’indirizzo: https://www.cdc.gov/coronavirus/2019-ncov/vaccines/fully-vaccinated-guidance.html (ultimo accesso: 02.06.2021).
  19. Turner C. Schools Are Dropping Mask Requirements, But A New CDC Study Suggests They Shouldn’t, NPR, May 21, 2021. Disponibile all’indirizzo: https://www.npr.org/2021/05/21/999106426/schools-are-dropping-mask-requirements-but-new-cdc-study-suggests-they-shouldnt (ultimo accesso: 02.06.2021).
  20. Centers for Disease Control and Prevention. What You Should Know About the Possibility of COVID-19 Illness After Vaccination. Disponibile all’indirizzo: https://www.cdc.gov/coronavirus/2019-ncov/vaccines/effectiveness/why-measure-effectiveness/breakthrough-cases.html (ultimo accesso: 02.06.2021).
  21. Knapton S. Do we really need to wait until June 21 to lift all Covid restrictions? Here’s what the scientists think. The Telegraph, 09.05.2021. Disponibile all’indirizzo: https://www.telegraph.co.uk/news/2021/05/09/now-time-lift-covid-restrictions-scientists-think/ (ultimo accesso: 02.06.2021).
  22. Knapton S. How the UK’s Covid reopening has proved Imperial’s pessimistic modelling wrong. The Telegraph, 04.05.2021. Disponibile all’indirizzo: https://www.telegraph.co.uk/news/2021/05/04/uks-covid-reopening-has-proved-imperials-pessimistic-modelling/ (ultimo accesso: 02.06.2021).
  23. Hardin G. The tragedy of the commons. Science 1968;162(3859):1243-48.
  24. Maaravi Y, Levy A, Gur T, Confino D, Segal S. “The Tragedy of the Commons”: How Individualism and Collectivism Affected the Spread of the COVID-19 Pandemic. Front Public Health 2021;9:627559.
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