Abstract

OBJECTIVES: to compare cervical cancer screening diagnostic indicators in women accessing screening through volunteer non-governmental organisations (NGOs) and in those who access via the National Health Service (NHS) programme.
DESIGN: cohort study on archive data.
SETTING AND PARTICIPANTS: the study cohort consists of 93,086 women aged 30-64 years who underwent an HPV test via NHS screening programme or through premises implemented within volunteers NGOs in Turin between 2015 and 2019. The screening history and Census data recorded into the Piedmont screening archive were used.
MAIN OUTCOME MEASURES: positive baseline HPV test, positive triage cytology (low-grade lesions, ASC-US, L-SIL and high-grade lesions, H-SIL, ASC-H, AGC, Cancer), attendance at one-year HPV test repeat, referral and attendance to colposcopy at first and test repeat, and detection rate at first and test repeat, for cervical intraepithelial neoplasia grade ≥2 (CIN2+) and ≥3 (CIN3+), overall detection rates.
RESULTS: women performing cervical screening through volunteer NGOs (WASVO) are disadvantaged in terms of diagnostic indicators compared to women accessing via the NHS. WASVO are 60% more likely to be positive at the first HPV-test (adjusted prevalence ratio 1.6; 95%CI 1.2-2.0); their likelihood of being referred to colposcopy is double (adj PR 2.1; 95%CI 1.3-3.4); attendance rate to one year HPV test repeat is lower (adj PR 0.2; 95%CI 0.1-0.5); detection rates at first HPV screening test both for CIN2+ (adj PR 2.1; 95%CI 0.9-4.6) and CIN3+ (adj PR 2.1; 95%CI 0.9-5.1) is higher, even if statistical significance is borderline for the latter results.
CONCLUSIONS: those responsible for screening programmes should establish and maintain collaborative relationships with local volunteer NGOs and migrant organisations for promoting strategies to raise awareness on cancer prevention among subgroups that are not captured in the main screening programs.

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Riassunto

OBIETTIVI: confrontare le donne che accedono allo screening attraverso le organizzazioni di volontariato (WASVO) e quelle che partecipano al programma organizzato in base agli indicatori diagnostici dello screening della cervice uterina.
DISEGNO: studio di coorte su dati di archivio.
SETTING E PARTECIPANTI: la coorte di studio è composta da 93.086 donne di età compresa tra 30 e 64 anni che hanno effettuato un test HPV tramite il programma organizzato dal Servizio sanitario nazionale (SSN) o attraverso le unità di screening create all’interno delle organizzazioni di volontariato a Torino tra il 2015 e il 2019. I dati di questo studio provengono dall’archivio del programma di screening piemontese.
PRINCIPALI MISURE DI OUTCOME: positività al test HPV di screening, citologia di triage positiva (lesioni di basso grado, ASC-US, L-SIL e lesioni di alto grado, H-SIL, ASC-H, AGC, Cancro), invio e adesione alla colposcopia; tasso di identificazione dei tumori CIN2 + e CIN3 +; tassi cumulativi di identificazione dei tumori. Tutti gli indicatori sono calcolati per il primo test di screening HPV e per quello ripetuto a 1 anno.
RISULTATI: le donne che eseguono lo screening cervicale attraverso le organizzazioni di volontariato sono svantaggiate in termini di indicatori diagnostici rispetto alle donne che vi accedono tramite il SSN. Le WASVO hanno il 60% di probabilità in più di essere positive al primo test HPV (rapporto di prevalenza aggiustato – adj. PR 1,6; IC95% 1,2-2,0); la loro probabilità di essere inviate in colposcopia è doppia (adj. PR 2,1; IC95% 1,3-3,4); il tasso di adesione alla ripetizione del test HPV a 1 anno è inferiore (adj. 0,2; IC95% 0,1-0,5); i tassi di identificazione al primo test di screening HPV sia per neoplasie CIN2 + (adj. 2,1; IC95% 0,9-4,6) sia per CIN3 + (adj. pr 2,1; IC95% 0,9-5,1) sono più alti, ma con significatività statistica borderline per questi ultimi indicatori.
CONCLUSIONI: l’alta prevalenza di precursori del cancro della cervice uterina nelle popolazioni intercettate dalle organizzazioni di volontariato suggerisce la necessità per i responsabili dei programmi di screening di stabilire e mantenere rapporti di collaborazione con queste associazioni locali e le organizzazioni di accoglienza dei migranti al fine di promuovere strategie per sensibilizzare alla prevenzione dei tumori e dello screening specifici sottogruppi di popolazione più vulnerabili ed esclusi dall’accesso ai programmi organizzati.

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