Riassunto

OBIETTIVI: descrivere sistematicamente i comportamenti alimentari della popolazione con riferimento alle differenze sociali misurate attraverso il titolo di studio, al genere, al territorio e alla fascia di età; verificare se i cambiamenti nel tempo delle abitudini alimentari possono essere attribuiti alla crisi economica o se costituiscono tendenze di più lungo periodo, anche con riferimento ai cambiamenti degli stili alimentari nei gruppi sociali.
DISEGNO: studio trasversale condotto tramite indagini campionarie di popolazione.
SETTING E PARTECIPANTI: soggetti di età superiore ai 19 anni facenti parte di campioni rappresentativi della popolazione italiana delle “indagini multiscopo Istat sulle famiglie: aspetti della vita quotidiana” nei periodi 2005-2007 e 2009-2012.
PRINCIPALI MISURE DI OUTCOME: misure di prevalenza e di frazione attribuibile nella popolazione (PAF) con variazioni percentuali relative di periodo per alimenti.
RISULTATI: si riscontrano importanti disuguaglianze nella prevalenza delle abitudini alimentari scorrette, di carattere sociale (a sfavore dei meno istruiti: nel consumo eccessivo di carni, carboidrati, alimenti ricchi di sale; nel consumo deficitario di pesce; nell’abitudine a non fare la prima colazione) e geografico (si registra nel Nord-Ovest un eccesso nel consumo di carni, grassi e carboidrati; al Sud un minor consumo di frutta e verdura, e un forte eccesso per obesità e sovrappeso, nell’abitudine al non fare colazione; nelle Isole, al consumo di sale). La crisi sembra aver avuto un impatto (riduzione del consumo di frutta e verdura, incremento di snack, riduzione dei quantitativi di carne e pesce nella dieta, aumento del consumo dei legumi e riduzione dell’utilizzo di grassi scadenti), tuttavia di entità inferiore a quanto previsto. Inoltre, diversamente dai trend di lungo periodo, la crisi sembrerebbe aver diminuito le disuguaglianze sociali, almeno nel consumo eccessivo di carni e nel consumo carente di pesce e frutta.
CONCLUSIONI: gli italiani non sempre hanno abitudini alimentari corrette e i trend di lungo periodo mostrano un peggioramento della situazione, come esemplificato dall’aumento dell’obesità e del sovrappeso. Tuttavia, la tenuta della dieta mediterranea, al contrario di quanto prospettato da mass media e altri studi, non sembrerebbe essere gravemente in pericolo. La crisi economica, additata spesso come causa di un peggioramento della dieta alimentare, ha avuto in realtà effetti ambivalenti e, in particolare, parrebbe aver mitigato le disuguaglianze sociali nell’alimentazione. La mancanza di dati relativi alla quantità corrispondente alle frequenze di consumo e alla qualità degli alimenti potrebbe in parte intaccare le stime calcolate; tuttavia, non sembrerebbe poter modificare l’orientamento dei fenomeni rilevati.

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Abstract

OBJECTIVES: to describe systematically unhealthy patterns in nutrition behaviours, with a special focus on the impact of social, gender, geographical, and age inequalities on diet; to evaluate the potential impact of economic crisis on healthy nutrition choices and on health inequalities.
DESIGN: cross sectional study within national surveys.
SETTING AND PARTICIPANTS: population ≥20 years, from representative samples of the Italian population in official national multipurpose surveys, in the periods 2005-2007 and 2009-2012.
MAIN OUTCOME MEASURES: prevalence, population attributable fraction (PAF), and relative time variation between periods.
RESULTS: wide differences on the prevalence of nutrition healthy behaviour have been found according to social position (low educated have higher consumption of meat, carbohydrates, salty food, higher breakfast skipping rates as well as lower consumption of fish), geographical area (Northern regions have higher consumption of meat, carbohydrates and fats, whereas Southern ones have lower consumption of fruit and vegetables, higher obesity, and overweight rates). Economic crises seems to have had an impact on nutrition (reduction of meat, fruit and vegetable consumption, increase on snack and legumes frequencies, less fish, and meat presence on diet), but lower than expected. Besides, if long period trends seem to increase health inequalities on nutrition, crisis seems to have had an opposite effect.
CONCLUSION: unhealthy patterns seem to be present in Italian food behaviour and long time trends appear to increase them, as illustrated by the spread of obesity and overweight. Nevertheless, Mediterranean diet does not seem to be too much at risk. Economic crisis has been frequently recognized as a determinant of nutrition patterns worsening, but it has had different impacts. Furthermore, health inequalities could be decreased in crisis times.

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