Riassunto

C´è stata una significativa rimozione nelle iniziative ufficiali promosse dal Comitato per il Centenario di Porto Marghera, terminate da qualche mese: si tratta del “lascito” per le future generazioni sotto forma di discariche di inquinanti organici persistenti (POP) nella zona industriale e di inquinamento della laguna di Venezia, una minaccia per la salute e l’ambiente naturale.

C´è stata una significativa rimozione nelle iniziative ufficiali1 promosse dal Comitato per il Centenario di Porto Marghera, terminate da qualche mese: si tratta del “lascito” per le future generazioni sotto forma di discariche di inquinanti organici persistenti (POP)2 nella zona industriale e di inquinamento della laguna di Venezia, una minaccia per la salute e l’ambiente naturale.
In verità già un anno prima dell’inizio delle celebrazioni c’era chi si chiedeva che cosa ci sarebbe stato da «celebrare di un’area gigantesca con due terzi degli impianti produttivi chiusi e in gran parte da smontare e bonificare, insieme ai terreni imbottiti di discariche tossiche».3 Dopo aver visto il programma ufficiale, altri avevano sottolineato come «non ci si potesse fermare alla mera celebrazione di un anniversario che portava con sé una storia partita come una epopea eroica che invece si era conclusa con un dramma corale, sia per l’alto costo in termini di malattie e morte sia per la fine di un modello di sviluppo».4 Dal basso sono state avviate solamente alcune manifestazioni parallele o integrative, dalla Municipalità di Marghera e da associazioni e gruppi del territorio: si è trattato soprattutto di convegni, dibattiti, mostre fotografiche e d’arte e pubblicazioni.5

Una situazione nota da tempo...

E dire che dati e studi non mancavano, tali da evidenziare – già più di 10 anni fa – una situazione di grave inquinamento ambientale, sia all’interno della zona industriale sia nella antistante laguna di Venezia, e rischi continui per la salute. In particolare, uno studio pubblicato sulla rivista Chemosphere6 sintetizzava i dati di diossine e furani (PCDD/F), poloclorobifenili (PCB) e esaclorobenzene (HCB) nelle deposizioni atmosferiche, acqua, sedimenti e vongole raccolti in laguna nel periodo 2001-2005 e metteva in evidenza i bilanci e le vie di trasporto da un comparto ambientale all’altro. Questo significa che a valori alti di inquinanti nell’ambiente naturale corrispondono valori alti nei prodotti della pesca. E oggi?
La zona industriale di Porto Marghera è stata proclamata Sito di Interesse Nazionale (SIN) nel 1998, e la sua superficie è stata modificata negli anni fino a quella definitiva del 2013, di 1.621 ettari, che definisce con precisione le aree che dovranno essere oggetto di bonifica. Sulla base della relazione della Commissione parlamentare sullo stato di avanzamento dei lavori di bonifica (dicembre 2015)7 risulta che, dopo ben 18 anni, nel 2016, l’area del SIN non era ancora stata messa in sicurezza. E intanto gli scarichi dei diversi inquinanti in laguna continuano. A questo punto, la fine dei lavori sembra un miraggio, considerando inoltre che stiamo parlando solo di messa in sicurezza e non di bonifiche, e che non si vedono fondi aggiuntivi stanziati dallo Stato.
Sull’argomento bonifiche, una review del 2008, dopo aver fornito una classificazione sistematica dei siti contaminati da diossine e POP nel mondo, concludeva che questi continueranno a rappresentare una questione ambientale da affrontare per le generazioni future.8 Gli autori sottolineavano poi la necessità del controllo, della supervisione e, possibilmente, della bonifica. Concludevano dicendo che queste attività si traducono in costi di manutenzione elevati, che si accumulano per decenni o secoli, nei casi in cui non si arrivi alla soluzione più sostenibile, e cioè la bonifica totale.

...e rimasta tal quale

I fanghi dei fondali sono la parte della laguna dove si concentra la maggior parte degli inquinanti e la mancata bonifica dei siti contaminati da POPs determina problemi legati alla possibile risospensione dei sedimenti. La tabella (presa dal già citato lavoro di Chemosphere)6 parla chiaro: una volta suddivisi i dati di PCB, PCDD/F e HCB dei campioni di sedimenti in quattro zone diverse (i canali industriali, la laguna interna, la laguna esterna e i rii), si vede che non solo i fanghi nei canali industriali, ma anche quelli nella laguna interna, più vicina alla zona industriale, hanno valori molto più alti del valore di background, ricavato da carotaggi che hanno raggiunto fanghi depositati prima della nascita della zona industriale (circa 1930). Ulteriori lavori hanno poi dimostrato una evidente correlazione tra inquinamento dei fanghi e alti valori di POP in molluschi6 e granchi9 che vengono consumati nell’alimentazione umana.

Per quello che riguarda gli aspetti sanitari, legati a quelli ecologici, alcuni dati raccolti da ricercatori in passato hanno sottolineato – anche se con un numero di casi abbastanza limitato (n. 57) ­– la relazione positiva tra età e livelli di TEF delle diossine totali (effetto accumulo), così come l’associazione tra i valori più elevati di tossicità dei PCB e alti consumatori di pesce e lavoratori impiegati negli impianti chimici della Laguna di Venezia.11
D’altra parte, anche i risultati dello studio SENTIERI hanno evidenziato le criticità di Venezia all’interno dei Comuni del SIN, seppure più chiaramente correlate all’amianto,12,13 mentre già nel 2007 le conclusioni dello studio di Zambon e collaboratori14 segnalavano l’associazione tra i modelli di esposizione alla diossina e il rischio di sarcomi, argomento certamente controverso, che avrebbe meritato ulteriori approfondimenti.
Ma con l’aria che tira i ricercatori sono poco inclini a occuparsi di questi problemi. Anzi, c’è una coincidenza di interessi a “semplificare”, quando non a trascurare, i fattori di rischio. Un esempio è la discussione in atto per modificare i limiti del protocollo fanghi del 1993, con lo scopo (non dichiarato) di innalzare i valori di alcuni metalli pesanti in modo da ridurre il costo delle bonifiche.15 Speriamo almeno che questa discussione porti all’inserimento nel protocollo di limiti per diossine, PCB dioxin-like e HCB, attualmente assenti, in modo tale da poter indagare anche il ruolo dell’esposizione di origine alimentare da POP.

Conflitti di interesse dichiarati: nessuno.

Bibliografia e note

  1. Per “atto di nascita” del Petrolchimico cfr. Decreto Luogotenenziale n. 1191 del 26.07.1917. Le iniziative del centenario sono iniziate a luglio 2017 e terminate nell’estate 2018.
  2. I POP (persistent organic pollutant) sono inquinanti organici persistenti, sostanze chimiche tra le più diffuse nell’ecosfera, perché resistono a lungo nell’ambiente, si accumulano nella catena alimentare e provocano effetti negativi sulla salute. Tra queste, si trovano PCDD/F (diossine e furani), PCB (policlorobifenili) e HCB (esaclorobenzene).
  3. Favarato G. Incontro per celebrare Porto Marghera. La Nuova Venezia, 11.11.2017. Disponibile all’indirizzo: http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2016/11/11/news/incontro-per-celebrare-porto-marghera-1.14400804
  4. Benatelli N. Cent’anni di Porto Marghera. Cosa c’è da celebrare?. Ytali, 31.08.2017. Disponibile all’indirizzo: https://ytali.com/2017/08/31/centanni-di-porto-marghera-cosa-ce-da-celebrare/
  5. Il Comune di Venezia ha privato la Municipalità di Marghera di ogni risorsa economica e della possibilità stessa di agire in proprio, limitando di molto la possibilità di promuovere iniziative e anche di sostenerne molte tra quelle nate spontaneamente sul territorio. È stato un grave vulnus e anche una perdita secca di idee e di strumenti per arricchire la comprensione di questi cento anni (comunicazione personale: intervista di Guerzoni S. a Bettin G., presidente della Municipalità di Marghera, luglio 2018).
  6. Guerzoni S, Rossini P, Sarretta A, Raccanelli S, Ferrari G, Molinaroli E. POPs in the Lagoon of Venice: budgets and pathways. Chemosphere 2007;67(9):1776-85.
  7. Cfr. “Relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, sullo stato di avanzamento dei lavori di bonifica nel sito di interesse nazionale di Venezia-Porto Marghera”. Documento XXIII n. 9, XVII Legislatura, presentato dalla Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti (Bicamerale) il 10.12.2015; annunciato nella seduta n. 553 del 15.12.2015. Disponibile all’indirizzo: www.senato.it/leg/17/BGT/Schede/docnonleg/31728.htm
  8. Weber R, Gaus C, Tysklind M et al. Dioxin- and POP-contaminated sites – contemporary and future relevance and challenges. Environ Sci Pollut Res 2008;15:363-93.
  9. Ricciardi F, Matozzo V, Binelli A, Marin MG. Biomarker responses and contamination levels in crabs (Carcinus aestuarii) from the Lagoon of Venice: An integrated approach in biomonitoring estuarine environments. Water Research 2010;44(6):1725-36.
  10. L’Organizzazione mondiale della sanità ha identificato 17 diossine e furani e 12 policlorobifenili assegnando loro un fattore di equivalenza tossica (toxicity equivalent factor, TEF) internazionale relativo alla tetracloro-dibenzo-p-diossina (TCDD).
  11. Raccanelli S, Frangipane G, Libralato S. Serum levels of PCDDs, PCDFs and dioxin-like PCBs in relation to different exposures in Italian adult men. Organohalogen Compounds 2007;69: 1934-37.
  12. Binazzi A, Zona A, Marinaccio A et al. SENTIERI-ReNaM: Risultati. Epidemiol Prev 2016;40(5) Suppl 1:19-98.
  13. Pirastu R, Comba P, Conti S et al (eds). SENTIERI: Mortalità, incidenza oncologica e ricoveri ospedalieri. Epidemiol Prev 2014;38(2) Suppl 1:120-24. Disponibile all’indirizzo: pubblicazione/epidemiol-prev-2014-38-2-suppl1
  14. Zambon P, Ricci P, Bovo E et al. Sarcoma risk and dioxin emissions from incinerators and industrial plants: a population-based case-control study (Italy). Environ Health 2007;6:19.
  15. Il Protocollo d’intesa sui fanghi dell’08.04.1993 tra il Ministero dell’ambiente, la Regione Veneto, la Provincia di Venezia e i Comuni di Venezia e Chioggia, recante “Criteri di sicurezza ambientale per gli interventi di escavazione, trasporto e impiego dei fanghi estratti dai canali di Venezia”, stabilisce una classificazione del sedimento sulla base della concentrazione dei contaminanti in funzione della destinazione del materiale dragato.
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