Il fatto

Antonio Arnaiz-Villena è un immunogenista, professore di immunologia e gìà direttore del Dipartimento di immunologia e biologia molecolare alla università Complutense di Madrid. Negli anni novanta è stato presidente della Società spagnola di immunologia. Medline lo indica come autore o coautore di oltre 100 lavori, molti in riviste internazionali con alto impact factor. Insomma, uno scienziato di giustificata fama internazionale. Molti suoi lavori riguardano la distribuzione degli alleli HLA e aplotipi in diverse popolazioni, soprattutto mediterranee, in una prospettiva (forse un po’ troppo neopositivista) in cui la scienza spiega la storia e non viceversa. Alla fine del 2000, Arnaiz-Villena è stato invitato a curare un numero monografico sull’antropologia e i marker genetici di Human Immunology, l’organo ufficiale (pubblicato da Elsevier Sciences Inc.) dell’American Society of Histocompatibility and Immunogenetics, il cui editor in chief è Nicole Suciu-Foca del Dipartimento di patologia della Columbia University. L’obiettivo del numero monografico si spiega con il titolo dell’editoriale di apertura, dello stesso Arnaiz-Villena, «Historic genomics: an emergent discipline».
Il contributo del gruppo di Arnaiz-Villena1 analizza la distribuzione del marker genetico HLA DRB1 in 28 diverse popolazioni (compreso un campione di palestinesi, il che conferisce originalità allo studio). Vengono stimate le «distanze genetiche» tra le popolazioni studiate e viene posto in evidenza che tra ebrei e palestinesi la distanza genetica è limitata.

Secondo il frontespizio dell’articolo, esso «è dedicato a tutti i palestinesi ed ebrei che soffrono a causa della guerra» e una delle conclusioni (bipartisan, anche se scontata) è che la rivalità tra palestinesi ed ebrei è basata su differenze culturali e religiose ma non genetiche. Comunque, trapela dal testo più attenzione per i palestinesi che per gli ebrei. La critica alla Bibbia è fuori luogo («Gli ebrei hanno scritto la Bibbia …che racconta soltanto il punto di vista degli ebrei»). La lunga introduzione – un condensato della storia dei palestinesi da tremila anni prima di Cristo – contiene espressioni indubbiamente infelici. Per esempio, non solo parrebbe che Israele nel 1948 si sia unilateralmente proclamato indipendente (e la delibera delle Nazioni Unite?) ma anche che in tale occasione Israele abbia iniziato (sic) una guerra contro i palestinesi musulmani (sic), oltre che contro i paesi arabi adiacenti. Viene anche affermato che i palestinesi a Gaza sono costretti a vivere accanto a «Jewish colonists in their theoretically own territories», dove la connotazione aggressiva del termine colonists è stata da alcuni ritenuta maggiore di quella del termine comunemente usato di settlers. Forse, in altri momenti, questi errori – marginali rispetto al contenuto scientifico del lavoro – avrebbero lasciato il tempo che trovano, ma il numero monografico è uscito ai tempi dell’attacco alle Twin Towers. Nel giro di pochissime settimane, all’editor in chief di Human Immunology arrivano lamentele per «gli scritti politici estremisti» (in realtà il contenuto delle lamentele non è mai stato reso pubblico in modo sistematico). Nel numero successivo della rivista, in una breve nota, Nicole Suciu-Foca e Robert Lewis (a nome del Comitato per le pubblicazioni dell’ASHI), oltre a scusarsi con lettori, dicono tre cose:

  • deplorano che Arnaiz-Villena e collaboratori «abbiano confuso l’elegante analisi della base storica delle popolazioni del bacino Mediterraneo con un punto di vista politico unilaterale», e che sia stato fatto uso politico di una rivista scientifica;
  •  negano che gli autori abbiano una expertise particolare in questioni politiche e storiche, e quindi che il loro punto di vista possa trovare spazio in una rivista scientifica; 
  • annunciano che il lavoro è stato ritirato dalla letteratura scientifica. Infatti, Medline fornisce il riassunto dell’articolo ma segnala che l’articolo «has been withdrawn by ASHI (the copyright owner), the Editor and the Publisher, and will not be available in electronic format». Contestualmente, in una lettera dell’ufficio di Amsterdam di Elsevier Science Inc. ad alcune biblioteche, queste vengono invitate a ignorare l’articolo in questione «o, preferibilmente, ad asportare le pagine pertinenti».

Contestualmente Dolly Tyan, presidente dell’ASHI, afferma che la Società condanna l’uso di una sede scientifica per fornire delle distorsioni («to advance any bias», ma non viene specificato di quali distorsioni si tratta), scusandosi con i lettori per avere violato la loro fiducia. L’episodio ha suscitato considerazioni filologiche, scientifiche e di etica nell’editoria scientifica. Un motore di ricerca come Google, entrando con le voci «Arnaiz-Villena » e «palestinians», indica 151 siti consultabili. Comprese, come ci si poteva aspettare, alcune di sorgenti chiaramente antisioniste e palesemente antisemite.

Il quesito

Quali valutazioni scientifiche e di etica editoriale ha suscitato questo episodio?

Il commento

Fisiologia: le filologhe Karen Shashok e Mary Ellen Kerans hanno analizzato il linguaggio dell’articolo incriminato, concludendo che la maggior parte dei problemi è dovuta a errori di traduzione e di comunicazione, a negligenze nella preparazione del materiale per pubblicazione e alla mancanza di chiarezza nella descrizione delle procedure editoriali della rivista.6
Biologia: Sul piano della ricerca di base, mi risulta che vi sia stato un solo commento, da parte di tre illustri genetisti. Essi negano la validità delle osservazioni di Arnaiz- Villena per due motivi: l’imprecisione dell’uso di un solo marcatore genetico nella ricostruzione di genealogie di popolazioni e l’incoerenza di alcuni risultati: per esempio i greci risultano geneticamente vicini alle popolazioni
dell’Africa Orientale e lontani da altre popolazioni mediterranee.7 Nella loro nota, i tre genetisti non
commentano sui risvolti editoriali dell’episodio.
Editoria scientifica: molti commenti sono invece stati espressi sulla connotazione dell’episodio in termini di etica editoriale. Sono apparsi contributi su Nature,8 Nature Genetics,9 Journal of the Medical Library Association10 e – assai più recentemente sul British Medical Journal da parte dell’editor Richard Smith11 e di Karen Shashok.12 In Italia, a mia conoscenza, è stata pubblicata soltanto una breve nota su Tempo Medico.13
Questi interventi criticano le scelte di Human Immunology per una serie di motivi che io condivido. In particolare:

  • è draconiana la decisione di ritirare l’articolo: in precedenza sono stati ritirati articoli già pubblicati solo quando i risultati si sono dimostrati falsi, mentre in questo caso non vi è evidenza di manipolazione dei dati;
  • falsificare i risultati è una colpa ben più grave di una interpretazione storica che può suonare offensiva;
  • è preoccupante che le osservazioni di dissenso giunte a Human Immunology non siano state rese pubbliche;
  • l’eliminazione materiale di un articolo è cosa diversa dalla sua ritrattazione. Vi sono circostanze in cui l’accessibilità a un articolo «rinnegato», e caratterizzato come tale nelle banche dati, può essere utile in successive analisi della creazione dei falsi scientifici .
  • l’invito a strappare le pagine di Human Immunology è odioso perché ricorda i roghi nazisti con i libri degli ebrei;
  • l’episodio illustra comunque che, da quando esistono le versioni elettroniche delle riviste, la ritrattazione acquista un significato più concreto di quello tradizionale. E’ opportuno quindi delinearne i termini, come Elsevier pare abbia iniziato a fare dopo questo caso.14
  • non vi è evidenza, nelle circostanze in cui si è verificato l’episodio, di comportamento di tipo cospirativo. Richard Smith11 lamenta la mancanza di un sistema di autoregolazione per la disciplina dei casi di possibile misconduct degli editori di riviste scientifiche e suggerisce che la World Association of Medical Editors e il Committee on Publication Ethics se ne occupi. E conclude con un invito alla partecipazione: se un sistema di autoregolazione vuole essere serio, deve comprendere anche soggetti diversi dagli editori. Non si può che concordare: ancora una volta, non si può lasciare chea controllare i potenziali misfatti degli addetti ai lavori siano gli addetti ai lavori stessi.

Conflitti di interesse: l’autore fa parte della Comunità Israelitica di Torino

Bibliografia

1. Arnaiz-Villena A, Elaiwa N, Silvera C, Rostom A, Moscoso J, Gomez- Casado E, Allende L, Varala P, Martinez-Laso J. The origin of palestinians and their genetic relatedness with other Mediterranean populations (ritrattato in Hum Immunol 2001; 62:1063) Hum Immunol 2001;
62: 889-900.
2. Suciu-Foca N, Lewis R Anthropology and genetic markers. Hum Immunol 2001; 62: 1063.
3. Taylor PW Lettera non pubblicata, riportata in Richmond S Unprecedented censorship at Human Immunology. Br Med J 2002 http:// bmj.com/cgi/eletters/324/7339/695
4. Tyan DB. Letter from the ASHI President and Council. Hum Immunol 2001; 62: 1064.
5. Vedi per esempio Nationalist Free Press Immagine That http://www.liesexposed.net/nfp/issue0202/imagine.htm
6. Shashok K, Kerans ME. Accountability: editor, guest editor, reviewer, scientific association, publisher: The Human Immunology/Arnaiz-Villena retraction, 2001-2003. Poster presentato alla ottava Assemblea della European Association of Science Editors, Bath 8-11 giugno 2003.
7. Risch N, Piazza A, Cavalli Sforza L. Dropped genetics paper lacked scientific merit. Nature 2002; 415: 115.
8. Klarreich E. Genetics paper erased from journal over political content. Nature 2001; 414: 382.
9. Krimsky S. For the record. Nature Genetics 2002; 30: 139.
10. Scott Plutchak T. Sands shifting beneath our feet. JMA Journal of the Medical Library Association 2002; 90: 161-63.
11. Smith R. Editorial misconduct. Br Med J 2003; 326:1224-25.
12. Shashok K. Pitfalls of editorial miscommunication. Br Med J 2003; 326: 1262-65.
13. Tromba C. In guerra si censura. Tempo Medico n. 723, 6 dicembre 2001.
14. Merkel-Sobotta E. Br Med J 2003; http://bmj.com.cgi/eletters/326/7401/1262

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