Riassunto

È noto che la prevalenza delle allergie respiratorie sia aumentata nel corso del tempo. Allo stesso tempo, il cambiamento climatico è entrato a far parte della nostra quotidianità. Il quesito che ne deriva è se tale “epidemia allergica” sia legata a questo aspetto. Si ipotizza che l’aumento delle allergie respiratorie sia legato principalmente a fattori ambientali e secondariamente allo stile di vita: in primo luogo, il miglioramento delle condizioni sociosanitarie e l’ipotesi dell’igiene a esso collegata; in seconda battuta, il cambiamento dello stile di vita e le molteplici attività antropiche, che hanno causato una alterazione dell’equilibrio normalmente esistente tra suolo, acqua e atmosfera, dando luogo al fenomeno del cambiamento climatico. È stato, infatti, dimostrato che esso può influenzare inizio, durata e intensità della stagione pollinica, nonché l’allergenicità del polline, generando come conseguenza sia un aumento in frequenza e in intensità della sintomatologia allergica in soggetti precedentemente affetti da allergia sia una promozione della sensibilizzazione delle vie aeree agli allergeni presenti nell’atmosfera in soggetti predisposti. Molteplici strategie di mitigazione del cambiamento climatico e di riduzione delle emissioni antropogeniche e, conseguentemente, anche delle allergie respiratorie risultano possibili e concretizzabili sul piano individuale e sociale. Se ne desume che il medico allergologo non può essere lasciato da solo nel gestire la problematica del progressivo aumento delle allergie respiratorie. Il suo ruolo può essere al tempo stesso sia clinico sia di educazione alla riduzione dell’impatto individuale sulle emissioni di CO2 e alla promozione di politiche locali a basso impatto ambientale e che apportino benefici ai pazienti con allergie respiratorie.

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Abstract

It is well known that the prevalence of respiratory allergies has increased over time. At the same time, climate change has become part of our everyday life. The resulting question is whether this ‘allergic epidemic’ is linked to this aspect. It is assumed that the causes of the increase of respiratory allergies are mainly related to environmental factors and lifestyle: first, the improvement of social and health conditions and related hygiene hypothesis; secondly, lifestyle change and anthropogenic activities, which have caused an alteration in the balance normally existing between soil, water, and atmosphere, giving rise to the phenomena of climate change. In fact, it has been demonstrated that they can influence beginning, duration, and intensity of the pollen season, as well as the allergenicity of pollen. The consequence is both an increase in frequency and intensity of allergic symptomatology in subjects previously affected by allergy, and a promotion of the sensitization of the airways to allergens present in the atmosphere in predisposed subjects. Several intervention strategies aiming to mitigate climate change and reduce anthropogenic emissions and, consequently, respiratory allergies are possible and can be implemented on an individual and social level. It follows that the allergist cannot solve the problem of the progressive increase of respiratory allergies on his own. Anyway, his role can have both clinical and educational purposes with a special commitment to reduce health impact due to environmental risk factors.

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